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Pubblicazioni e ricerca
Saggi e Studi di Pubblicistica
Bollettino NOTIZIE E COMMENTI 2013
Bollettino dell’ Istituto di Pubblicismo Nuova serie - Roma, 21marzo 2013 n. 56 Stampato in proprio – Reg.Trib.Roma n.119/2002 - Via di San Paolo alla Regola, 7 - 00186 Roma – Tel.: 06 68301805 e-mail : info@istitutodipubblicismo.it sito web : www.istitutodipubblicismo.it Direttore Responsabile: Guido Scialpi Direttore Editoriale: Alberto Graziani Redazione: Elisabetta Bernardini, Silvia Daniele
Individuo e società:
due
valori a confronto.
Che
la società sia composta da individui; che i comportamenti individuali siano
influenzati dalla società; che gli individui non possano vivere al di fuori di
un contesto sociale; che le esperienze di ciascuna società generino le
specifiche culture; sono tutti aspetti del vissuto
quotidiano, accettato, forse intuito, ma senza essere compreso
appieno. Sebbene la ricerca, da quella filosofica a quella linguistica, si siano
occupate di questo tema centrale dal XVIII secolo fino ad oggi, il rapporto tra
individuo e società continua ad alimentare studi e congetture, nonché
strumentalizzazioni di parte, ogni qual volta le scelte politiche vengono
giustificate ora con l’interesse dei singoli, ora con quello della collettività.
La complessità della formazione dell’esperienza individuale impedisce la
comprensione univoca dei fenomeni sociali ad essa collegati. In effetti, si
tratta di un rapporto che da un lato coinvolge i valori di riferimento del
vivere in società, e dall’altro le modalità di comportamento dei singoli tra
loro e in relazione alle strutture del potere. In altre parole, si toccano
questioni morali e religiose, politiche ed economiche e non c’è settore che
non ne sia coinvolto. Il fascino trascinatore del capo sulle folle, il controllo
dell’opinione pubblica, gli entusiasmi di massa e le mode collettive, il
potere di persuasione dei grandi mezzi di informazione sono
le questioni più note per indicare le forze che agiscono in una moderna società
per mantenere il consenso a simboli e valori, che sono il presupposto stesso del
suo amalgama. Al contrario, i termini cultura di massa, spettacolarizzazione
della politica, invasività dei media, mainstream globale si utilizzano per
indicare le ripercussioni negative che si hanno sul piano della coscienza
individuale. Se
guardiamo la storia, da un punto di vista antropologico, l’uomo, prima che sapiens,
è comunque sempre stato un essere sociale e per i motivi più vari legati
alla difesa del territorio, al sostentamento e alla sopravvivenza, ha trovato
utile e necessario unirsi in gruppi, che via via, sempre più numerosi,
hanno dato vita a sistemi sociali. Re e profeti, ma anche città, imperi
e nazioni sono stati i punti di collegamento per tenere uniti in società i
singoli individui. Punti di riferimento con un alto significato simbolico, perché
sintesi di appartenenza ad una stirpe, ad una religione, ad una classe sociale,
ad una lingua e, in definitiva, ad un insieme di valori culturali. Valori propri
di ciascuna realtà individuale , che, se condivisi da moltitudini e quindi
collettivi, attraverso alterne vicende spesso assai distruttive, hanno reso
possibile lo sviluppo della specie umana come oggi la conosciamo. Sono le
tradizioni, le opinioni, i valori che circolano tra gli individui a fronte di
accadimenti o sotto la spinta di strumenti di aggregazione, come avviene con i media
nelle moderne società, che possono determinare vaste aree di condivisione
di consenso tra i singoli. Esiste pertanto una interazione tra i fattori e i
simboli di aggregazione, generalmente nelle mani di poteri strutturati, come
quello religioso, politico, militare, economico-finanziario, ed i singoli
individui delle società di riferimento. Tale interazione viene
sviluppata dall’informazione attraverso i canali dell’istruzione, della
propaganda ideologica, dello spettacolo, della cronaca, della pubblicità
commerciale. Nelle moderne democrazie occidentali, tale macchina del consenso
assicura una complessiva stabilità politico-istituzionale al sistema e al tempo
stesso consente un continuo adeguamento alle trasformazioni dei parametri
sociali, economici e culturali. Nei sistemi politici autoritari o dittatoriali,
prevale l’uso di forze coercitive, ma non solo fisiche, perché spesso,
proprio nei settori dell’istruzione, della comunicazione e dello spettacolo
avvengono le più sottili manipolazioni delle coscienze individuali. In tutti i
casi il ruolo dell’informazione, da quello dell’educazione a quello
dell’istruzione e della cronaca, è di fondamentale importanza, come è
documentato nella storia, ma oggi tale ruolo, sulla base dello sviluppo
tecnologico della comunicazione, è divenuto elemento costituente dello stesso
vivere sociale. Ecco dunque l’interrogativo, se la coscienza individuale sia
solo un frammento di quella collettiva ovvero sia indotta da una coscienza
sociale esterna ad adeguarsi al sistema di appartenenza o, se invece, la somma
delle coscienze individuali dia luogo ad una sorta di coscienza superiore della
società nel suo insieme, come quando
si afferma che “lo vuole l’opinione
pubblicca”. Tali
ipotesi non trovano riscontro in alcuna concreta realtà, ma sono frutto di
un’astrazione puramente simbolica. Di fatto, molte persone possono amare e
tifare per una squadra di calcio, ma certo non esiste una coscienza collettiva
che si concretizzi in un “ente”, al di fuori dei singoli. Quando i media
suscitano, in occasione di un evento sportivo, la condivisione di un sentimento
di orgoglio, per esempio in merito all’acquisto di un nuovo giocatore, è una
mera astrazione voler dire che la gran parte dei supporter abbia voluto
quell’ingaggio nella squadra. D’altro canto, i singoli tifosi-lettori
tendono ad identificarsi con quell’opinione, come se fosse al di fuori di loro
stessi, ed, anzi, qualora non avessero avuto un’opinione personale,
tenderebbero ad accettare e a far propria quella proposta per assecondare il
loro spirito di appartenenza ad un’opinione generale e superiore, percepita
come volontà dell’insieme dei tifosi di quella squadra, in cui si fonde la
propria. Come
si può vedere, la circolarità della diffusione dell’informazione, induce un
progressivo vortice aggregativo ove i singoli sono attratti, convinti di
partecipare ad un valore collettivo più alto e più forte di quello vissuto
singolarmente. Ma, è indubbio che si tratta di uno stato d’animo che non
trova un riscontro reale, perché al cambiamento di alcune condizioni svanisce
l’illusione di quella forza collettiva. Perché
idee e valori diventino condivisi occorre la coesistenza di due elementi: il
verificarsi di situazioni che modifichino l’equilibrio del contesto sociale e
la diffusione, attraverso l’informazione, delle
relative opinioni, idee e stati d’animo, ovvero un processo di polarizzazione
dell’opinione che leghi le esperienze vissute individualmente ad un valore
simbolico, che ne assuma il
significato di condivisione per la maggioranza della comunità. Quando
le truppe alleate entrarono in Roma nel 1943, furono accolte con manifestazioni
di giubilo nella stessa Piazza Venezia che aveva visto ben altre manifestazioni
di entusiasmo, di contenuto diametralmente opposto. Ma si erano modificate molte
situazioni; le distruzioni della guerra, i lutti familiari, le sofferenze
fisiche e morali avevano distrutto le illusioni condivise nei momenti euforici
della propaganda fascista, lasciando spazio a nuove esperienze in cui la
riconquistata libertà assumeva il più alto valore simbolico di speranza e di
vita per la comunità nazionale. In
conclusione, i singoli individui si determinano nei loro comportamenti o in base
ai principi strutturati nella propria esperienza o in base alla percezione di
condividere principi comuni posti a guida della società di appartenenza. In
entrambi i casi si tratta di valori simbolici, che sviluppano una vasta forza
sui comportamenti dei singoli, cui è assai difficile sottrarsi. (Alberto
Graziani)
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